LA SCOGLIERA DI CAPO ZEFIRIO

Tra mare e cielo

Pubblicata il: 18/09/2023

E’ un testone di arenaria che si protende prepotentemente sul mare cristallino e di tanto in tanto rilascia un lastrone perché l’acqua del mare lo levighi a dovere.  Il tratto di costa compreso tra Africo e Ferruzzano di circa 2 chilometri che ingloba capo Zefirio e la scogliera di capo Bruzzano, detta anche Le Piscine, è territorio di Bianco (RC). Da notare che questo tratto è una scoperta dal momento in cui il traffico per Reggio della vecchia provinciale 166 fu deviato sulla costa.

Chi guarda questa meravigliosa tessera incastonata come un diamante su un lungo bracciale di sabbia bianca di tutta la locride resta abbagliato dalla bellezza di questo conglomerato forgiato dalla natura che qui si dimostra artista di rara maestria. Non nego che ogniqualvolta che ne ho l’opportunità salgo sulla sommità di Capo Zefirio per ammirare l’alba o anche semplicemente per gustare l’immagine della locride, costa e rilievi, da questo balcone proteso tra cielo e mare o per raccogliere le bacche del raro mirto bianco. Vi propongo una passeggiata che consentirà di assaporare meglio il luogo nel suo complesso di rocce, piante e il blu del mare che scolora nell’azzurro del cielo. Subito dopo le serre di un’azienda agricola si lascia la statale per salire su una strada asfaltata, via di Capo Bruzzano, che sale abbastanza erta da zero a 150 mt. circa alla sommità del Serro dello Feco e poi ancora ai 200 mt. per scendere a 144 mt. dove è situata l’ antica torre di guardia di Capo Bruzzano.

Quando l’asfalto finisce la strada diventa sterrata ed è fiancheggiata da siepi di rovi dai fiori bianchi e rosa, sostenuti da arbusti di Agnocasto dai fiori viola-lilla e Sparzio spinoso dai fiori giallo ginestrino il tutto è una lunga teoria di fiori a cui si avvinghia la vitalba le cui cime giovani sono eduli. Si volge lo sguardo verso i monti e s’indovinano i contorni di Monte Scapparone che con i sui 1044 mt. è la montagna più alta più vicina al mare dista infatti km. 10,47 dalla costa; più a nord si staglia Monte Iofri che con i suoi 1128 mt. si configura come una testa di rapace che scruta tutta la locride. E poi ancora monte Palecastro con i ruderi dell’antica Samo e Puntone dei Campi con i suoi castagni e roveri secolari che osservano la frana incombente su Caraffa del Bianco e le acque del torrente Rudini che dopo un corso alluvionale tortuoso e qualche grazioso salto si riversano nel torrente Santa Venere.    Scendiamo verso i ruderi della torre di guardia del XVI sec., faceva parte di un sistema di avvistamento contro le incursioni barbariche oggi sentinelle dimenticate ( come le definisce lo studioso Vincenzo Romeo autore di un saggio omonimo). La torre per metà distrutta dagli agenti atmosferici e dalle incursioni dei moderni vandali si presenta ferita ma ancora possente e consente di guardare con la sua prospettiva il mare che da qui sembra ancora più infinito.

Scendiamo verso la E90 e utilizziamo un sottoponte come passaggio per arrivare alla scogliera che si presenta come un enorme manufatto in conglomerato spazzato dai marosi ma che ci fa immaginare di essere quei progenitori che hanno toccato terra alla fine di un viaggio estenuante e pericoloso. E proprio come loro ci guardiamo intorno con curiosità e fissiamo lo sguardo indovinando forme prodotte dalla forza dei flutti, tanti sono i legni e le pietre che attirano il nostro interesse e come in un gioco cerchiamo le somiglianze. Proseguiamo verso le piscine, vere proprie vasche in cui bagnarsi risulta piacevole perché a mare calmo il ricambio dell’acqua è lento ed è più calda. Qui, a differenza della spiaggia piatta, vi sono piante e animali marini che colorano la scogliera con giochi di luce nel riflesso dell’acqua sembrano animare un enorme acquario. Andiamo ora verso la testa di Capo Bruzzano che ha disseminato la spiaggia ed il tratto di mare più prossimo di tante rocce dalle strane forme ma queste hanno la superficie molto ruvida, quasi carta vetrata, per la composizione litica fatta di frammenti compattati dal tempo e dal sale. Qui con un momento di riflessione si conclude la nostra passeggiata, sdraiati sui ciottoli e accarezzati dallo Zefiro il vento che denomina il posto.

Foto di A. Rocca

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Scritto da: Arturo Rocca

Presidente dell’ APS Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita e guida CSEN di trekking

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