LA GROTTA DI LITRI A SAMO

Inno alla luna

Pubblicata il: 07/07/2023

Celeste Signora della notte, luminosa custode dei morti.

Tu che dal cielo proteggi luminosa la terra.

Tu che offri protezione e tutela al popolo

dei pastori in cammino sotto il cielo notturno.

Tu dono di viva luce nel plenilunio.

Tu grande madre della nascita, porta della crescita.

Questo inno alla luna, toccante per la sua semplicità, è l’interpretazione del dott. Domenico Raso delle segnature Siculo-Pelasgiche rinvenute scalpellate nella grotta di Litri, località in territorio di Samo nell’Aspromonte orientale a 948 metri sul livello del mare. La grotta è denominata di “Nino Martino”, brigante del XVI sec. a cui sono state attribuite quasi tutte le grotte che si trovano in Aspromonte. Il toponimo Litri, probabilmente di origine osca, vorrebbe significare “avvio naturale del sentiero” sempre secondo l’interpretazione del Raso.

I caratteri a detta dell’arch. Paolo Pieri Nerli di Firenze sono di fattura neolitica. La trascrizione delle segnature, incise nel granito e ripassate da una mistura di grasso e polvere di carbone che le fanno restare leggibili ancora oggi.  La zona rimasta in stato di totale abbandono presenta però un fascino remoto che fa entrare il visitatore in una sorta di terza dimensione.

Qui la vegetazione è costituita prevalentemente da querce varietà roverella e da un sottobosco di eriche. Nel momento in cui la sterrata si affaccia sui piani è come se si tirasse un profondo sospiro e si annebbiasse la vista e man mano che ci si riprende si comprende a pieno la spiritualità del luogo.

Negli anni fu creato una sorta di parco archeologico con un sentiero delimitato da pietre locali, questa volta, e che conduce zigzagando all’ammasso roccioso il cui scivolamento sulle marne argillose ha prodotto un anfratto costituito da placche granitiche autoreggenti. Per raggiungere la grotta è necessario inerpicarsi seguendo il percorso abituale delle capre che solitamente raggiungono la sommità per ruminare stese al sole.

Come si vede la zona è ancora frequentata da pastori ma con sensibilità diverse dall’anonimo neolitico che scalpellò con fatica e perizia il toccante inno alla luna. Dimentichiamo per un po' la stupidità dei moderni e contemporanei e allunghiamo lo sguardo su quello che si riesce a scorgere intorno e se serriamo le palpebre per un breve momento riusciamo a percepire ciò che spinse l’uomo antico a concepire questo inno. Tornando non vedremo più le brutture così bene sparse ma ci resterà solo l’ebbrezza incamerata da questo scenario surreale.

Foto di A.Rocca

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Scritto da: Arturo Rocca

Presidente dell’ APS Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita e guida CSEN di trekking

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