COLLE DEL LUPO: IL SOGNO DEL SUD
Pubblicata il: 29/05/2023
“Tutto questo non può essere spiegato. Si comprende solo vivendolo”: dice Paola, all’improvviso, con un’espressione stupita, il vapore che esala dalla bocca socchiusa. Mentre avanziamo nella foresta incantata, verso Colle del Lupo, in Sila Grande. Sono passate due ore da quando siamo entrati nella fiaba. Il bosco è orlato di ricami, pizzi, merletti: il terreno ammantato di neve vergine; i licheni ghiacciati che pendono dai rami; i tronchi strinati dal gelo; le fronde dei pini e dei faggi addobbati d’argento; la coltre uniforme di nubi nel cielo che tutto avvolge. Un mondo splendido ed effimero, che resisterà poche ore. La condizione che anelavo da giorni, per comporre un cammino, che per me è anche un destino.
L’esclamazione di Paola mi riporta alla mente un passo di Konrad Lorenz, il grande etologo austriaco, premio Nobel per la fisiologia nel 1973, autore di libri fondamentali come “L’anello di re Salomone”, “Il cosiddetto male”, “Il declino dell’uomo”, “Gli otto peccati capitali della nostra civiltà”. Egli scrive che per quanti sforzi la scienza e la tecnica possano fare, nessuna macchina sarà mai in grado di restituire la bellezza, l’intensità, l’emozione che l’effetto della visione di un paesaggio produce sulla rètina. L’intuizione di Lorenz è ancora attuale, nonostante l’evoluzione degli apparecchi fotografici, nonostante il culto contemporaneo per la robotica e l’intelligenza artificiale, per gli avatar ed il metaverso. Nonostante viviamo un tempo in cui l’artificio dell’uomo pretenderebbe di sostituirsi alla natura. Le parole di Paola ne sono la prova: solo l’esperienza diretta della bellezza che stiamo attraversando può restituirne la profondità, l’interezza, la complessità. “La nostra esperienza soggettiva – scrive Lorenz – viene stranamente sottovalutata da molti scienziati. […] è semplicemente vietato parlare delle qualità del sentimento, perché esse non sono definibili con il linguaggio delle scienze esatte e non possono essere comprese in base a criteri quantitativi”. Ecco, Paola ha espresso, con semplicità, l’esistenza di un livello di conoscenza più profondo di quello della scienza, che sfugge alle regole stringenti della logica e della ragione. È la conoscenza che viene dall’emisfero destro del nostro encefalo, dall’intelligenza emotiva.
Ieri, sabato, sono stato a lungo indeciso su come e dove santificare degnamente la domenica, come direbbe Thoreau. Un puzzle si è composto, pian piano, dentro di me. Il meteo, le consultazioni con gli amici, il muto dialogo con me stesso, il tentativo di decifrare il paesaggio interiore che si rivelava nella mia psiche, come il desiderio di un amico tanto amato. Poi, a tarda sera, quell’intuizione improvvisa che designa la meta.
Quando varchiamo l’orlo dell’altopiano, ho la certezza della nostra buona sorte. Penetriamo lentamente in un mondo irreale. E quando iniziamo a camminare nella foresta è come se stessimo sognando. Vaghiamo per cinque lunghe, brevi ore, con il corpo e con la mente, nel labirinto degli alberi, osservando estasiati le cime che ci parlano ondeggiando lievemente, le stalattiti di ghiaccio che pendono dalle radici, le nebbie che ci invadono e si dileguano, come ninfe maliziose.
Sempre Paola, prima che il cammino si concluda: “quando ero piccola e a scuola ci insegnavano la storia e la geografia dell’Italia, mi domandavo come mai qui da noi non fosse mai accaduto qualcosa di importante, come mai non vi fossero luoghi degni di essere raccontati dai libri”. Cara Paola, eccola qui la risposta. Noi del Sud siamo tutti vittime di un inganno, di un auto-inganno forse. Ci sono luoghi al Sud, che sono di un Nord immaginario, onirico, che non troverai in nessun libro scolastico, che non compaiono in alcuna geografia ufficiale, che non sono neppure lì dove dovrebbero essere, che appartengono solo alla commozione di chi rimane al Sud.
Sono i luoghi di un Nord improbabile e sconosciuto, che non esiste altrove, se non quaggiù, in questo remoto angolo del più profondo, immaginario e reale di tutti i Sud.
Foto di F. Bevilacqua
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Avvocato civilista e amministrativista di professione, trekker, scrittore, giornalista e fotografo naturalista per passione
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