GERACE

l'altra

Pubblicata il: 07/07/2023

“ Qualche suono che par quasi smarrito …

Qualche stella comincia a tremolare …

Nell’aria un non so che d’indefinito …

Note di canto sorgono dal mare …

Grande il linguaggio delle cose! pare

che tutto canti un inno all’infinito,

che tutto si trasformi, e di scordare

sembra la vita, è il cuor come smarrito! …

Il linguaggio delle cose  di Domenico Scoleri intellettuale geracese

Questa breve lirica consente l’avvio della presentazione di una gran parte del territorio di Gerace che vive all’ombra della Gerace dei monumenti e delle chiese e non per questo è meno nobile o attraente.   Non tralasciamo la Gerace monumentale per malintesa trascuratezza o volontà di sminuirne l’importanza, essa ha avuto, ed ha, sicuramente estimatori e cantori; parliamo dell’altra Gerace per squisita volontà di proporre un valore aggiunto che viene spesso sottaciuto per un malinteso senso di inferiorità.   Cominciamo proprio dall’entrata al borgo invece che proseguire sulla provinciale deviamo verso l’indicazione Cittadella e attraversiamo una zona costruita davanti ad una serie di grotte preistoriche. Abbiamo chiamato questo itinerario “Tra preistoria e storia” perché porta a conoscere Gerace portandoci per mano fino al villaggio  trogloditico di Parrere e la necropoli preellenica di Stefanelli che sono congiunte da una via, sconosciuta anche ai cultori delle antichità, che è una tagliata, profonda anche oltre 2 metri, nella roccia. Passa accanto ad un antico ceramidio ed è immersa in una vegetazione spontanea che predilige l’olivastro. Restando al Borgo corteggiamo la città salendo per un sentiero che la costeggia a sud-ovest e passa alla base dell’amba tufacea nella zona di santa Maria del Ferro e la risale attraverso un taglio scalpellato nella parete, oggi messo in sicurezza e che porta attraverso la via Sederia direttamente nei pressi della Cattedrale, oppure continua fino a San Filippo popoloso  nucleo abitato sulla SP 1.

L’antica via della Sederia era una sorta di entrata-uscita di sicurezza in quanto consentiva il controllo minuzioso del viatico da un punto di avvistamento privilegiato. Da qui si usciva per andare ai campi di grano di Liserà ( litharas = luogo pietroso) che bonificato dai sassi dava, e dà, un ottimo prodotto il Cappelli non nanizzato, oppure si poteva andare verso la montagna per il legnatico, passando per il passo di Ropolà ( luogo delle querce?). La strada prosegue incuneando il territorio comunale tra Canolo ed Antonimina fino ai piani della Melia ( mt. 927) da cui si origina la fiumara S. Paolo che scorre rasentando Zipari (luogo di Kypeiros = specie di giunco infestante) e Zoierà ( luogo di Zòjari = anagyris faetida). Tornando al Passo di Ropolà ci si addentri nell’area forestale recintata,  questo è un luogo dalle tante specificità che vale la pena di ricordare. Si tratta di un vero e proprio mix di rocce diverse, di piante diverse che convivono e di ambienti sempre in trasformazione ma che un occhio attento sa “leggere”.

Seguendo la strada tagliafuoco si arriva al passaggio Portella da cui val la pena di affacciarsi per capire che ci si trova davanti al bacino vuoto di un invaso che nella notte dei tempi si è svuotato per effetto della rottura di un diaframma corrispondente alle gole del San Paolo perché qui le arenarie di Monte Campanaro e il calcare di Pietra della Morte hanno permesso all’acqua di corrodere liberando una massa di acqua che ha creato il largo corso della fiumara Gerace, su cui vi è persino l’Isola La Lepre prospiciente a contrada  Merici (luogo di tamerici). Proseguendo sul fianco della collina, siamo sui 500 mt. s.l.m., ci si affaccia sulla Cottonera sistema roccioso che ingloba la grotta di Cavuria dove è stato rinvenuto un elmo in bronzo di tipo italico (prima metà del III sec. a.C.). Il sentiero prosegue in un viottolo che conduce ad una parete incisa dagli agenti atmosferici a guisa di ricamo, è di una bellezza straordinaria. Si scende per circa 100 mt. Ed appare un vero e proprio monumento della natura, una quercia da sughero che è stimata tra i 500 e i 600 anni. Finito di emozionarsi si riparte e dopo 10 minuti si arriva proprio sopra la roccia che per secoli e secoli ha fatto defluire l’acqua che tracimava creandovi delle profonde incisioni a pettine.

Vi sono sparsi nel circondario una serie di palmenti scavati nella roccia, molti di grande valenza storica, come quelli di Cavuria, che da soli sarebbero sufficienti per costituire un sentiero del vino sia da tavola che passito. Padre Fiore nel 1699 annotava: “Oggidì hanno gran pregio i Grechi di Gerace à color di oro, e dolcissimi di sapore non meno che gagliardissimi per vigoria di spiriti: con la preziosità ne corre di pari la copia, onde con lucrosa mercanzia se ne trafficano gli avanzi fuori di Calabria.”

Foto di A.Rocca

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Scritto da: Arturo Rocca

Presidente dell’ APS Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita e guida CSEN di trekking

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