CANOLO
TRA LE GOLE DEL GIURASSICO
Pubblicata il: 04/07/2023
Ingrid è una anziana signora tedesca che ho avuto il piacere di accompagnare a conoscere la nostra montagna per una mezza giornata nel mese di dicembre scorso. Avendo poco tempo a disposizione ho pensato che da Siderno, dove alloggiava, avremmo preso la strada per Canolo e lungo il percorso le avrei mostrato le peculiarità del territorio. Non parlando tedesco ho invitato Giulia, una mia giovane amica, a fare da interprete. La prima sosta fu nelle gole del Colajero, fiumara che si origina dai piani Mortelle ( mt. 926) e con l’apporto di diversi rivoli tra cui il fosso Castania ( mt. 666) e la sorgente Agarta ( mt. 718) nella parte mediana del suo corso.
Ma è in località Molino di Ponte della Pietra ( mt. 400 ca) che scorre più impetuoso per l’apporto del vallone del Diavolo proveniente da contrada Malivindi. Qui a 10 minuti dalla provinciale, che da Siderno porta a Canolo Nuova, ci si immerge in un ambiente che affascina e rapisce al punto di non considerare la vicinanza alla civiltà tanto è selvaggio e particolare il luogo. La gola della Vina, così è denominata la stretta fenditura che ha inciso il calcare di cui è formata la montagna, è anche una ottima sorgente captata dall’ex Cassa per il Mezzogiorno che rifornisce parte di Agnana e Siderno.
Torniamo sulla strada e iniziamo la risalita verso il vecchio borgo. L’impatto visivo all’apparizione del vecchio paese è di grande suggestione. Le timpe di Mutolo che fanno da cornice al paese si configurano come guglie di una cattedrale gotica ed invitano alla riflessione. Dal punto di vista geologico Mutolo è un neo calcareo contornato da scisti e gneiss che prevalgono intorno, esso si origina nel Giurassico tra 140 milioni e 210 milioni di anni fa.
Questa formazione rocciosa ha fornito per anni il materiale per confezionare la calce da costruzione, oggi fornisce ancora prodotti per l’edilizia e pietrisco con usi più selettivi. Secondo il compianto studioso Domenico Raso Mutolo risulterebbe essere la volgarizzazione di Vitulo e da qui a Italo, re-pastore degli Enotri che avrebbe regnato saggiamente su queste terre dandone il nome Italia a queste contrade e che poi si estese a tutta la penisola. Conduco Ingrid e Giulia zigzagando tra le fenditure del calcare a salire su una delle cime del monte, la Latina, a contemplare il paesaggio intorno.
Tornati alla macchina Ingrid mi fa dire da Giulia che oggi l’avevo condotta nel posto più vicino al paradiso che lei abbia mai visto. Ingrid è una donna che ha girato il mondo per più di 50 anni in lungo e in largo. La sua affermazione mi gratifica molto.
A noi Canolo è cara per la presenza di tante specificità di cui godere, prima fra tutte le grotte di cui la più grande è quella di Zagaria enorme antro nelle viscere di monte Giunchi ( mt. 712) da cui si diparte un cunicolo di circa 30 mt., abitato da una numerosa colonia di pipistrelli, che termina in una parete verticale su cui si apre uno stretto orifizio che consente di penetrare in una splendida sala completamente ricamata di stalattiti e stalagmiti su cui si sono sbizzarrite mani sacrileghe, e per fortuna che non è facile arrivarci!
Oggi è in costruzione un percorso finanziato dall’Ente Parco Nazionale dell’Aspromonte che permetterà agevolmente di raggiungerla. Essa si affaccia sull’altra fiumara che incornicia Canolo, il torrente Pachina, che è caratterizzato dal corso costellato da enormi massi precipitati dalle cime e che in località Preiale si getta nel Colajero ed insieme formano la fiumara Novito che attraversa il territorio di Agnana e Gerace per poi sfociare tra Locri e Siderno. La definizione di paradiso data da Ingrid richiama alla mente un passo della celebre opera di Edward Lear, Diario di un viaggio a piedi, quando chiede al suo ospite don Giovanni Rosa, un arzillo 82enne, perché non è mai uscito da Canolo eccetto un’unica volta per andare a Gerace, rispose “Perché dovrei andare? Se, quando morirò, come dovrò ben presto, troverò il Paradiso come Canolo, sarò molto felice. Per me Canolo mio è sempre stato come un Paradiso”.
Foto di Arturo Rocca
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Presidente dell’ APS Osservatorio Ambientale Diritto per la Vita e guida CSEN di trekking
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